L'uragano Ian, visto dalla Stazione Spaziale Internazionale il 28 settembre 2022. Credit:NASA Photo/Alamy Stock Photo
L'uragano Ian è atterrato per la prima volta nella parte occidentale di Cuba come tempesta di categoria 3, spazzando via l'elettricità per 11 milioni di persone. Proseguì verso nord sul Golfo del Messico dove si rafforzò sull'acqua oceanica eccezionalmente calda (che i meteorologi descrivono come "carburante per missili" per gli uragani).
Quando ha raggiunto la costa della Florida, Ian è approdato come tempesta di categoria 4 con venti fino a 249 km/h (155 mph), oltre a mareggiate e piogge torrenziali.
Ma Ian non era finito lì. L'uragano ha tracciato un percorso di distruzione attraverso lo stato prima di tornare in mare, dove ha fatto rifornimento e virato verso nord, colpendo la Carolina del Sud e spingendosi più in profondità negli Stati Uniti
Ian ha tagliato l'elettricità a 2,7 milioni di case nella sola Florida. Milioni di persone sono state evacuate in anticipo, ma molte sono rimaste e si ritiene che il bilancio delle vittime sia alto. Sebbene l'entità del danno non sia ancora nota, è probabilmente dell'ordine di decine di miliardi di dollari e potrebbe superare i cento miliardi di dollari, come solo poche tempeste hanno fatto prima.
Gli uragani devastanti sono spesso visti come un'indicazione dell'intensificarsi del riscaldamento globale. Anche se questo fa un titolo avvincente, esattamente come, dove e quando i cambiamenti climatici influenzano il clima estremo è più complesso. Comprendere queste complessità può aiutare i paesi e le comunità a decidere come adattarsi alle crescenti tempeste e quando è meglio fare la difficile scelta di trasferirsi.
Come si formano gli uragani?
La maggior parte degli uragani nel Nord Atlantico inizia quando i sistemi meteorologici a bassa pressione si spostano al largo della costa occidentale dell'Africa verso i Caraibi.
È necessario un insieme specifico di condizioni affinché questi semi si evolvano in uragani:aria calda e umida, venti abbastanza consistenti nell'atmosfera superiore e inferiore e, soprattutto, una temperatura dell'acqua di mare superiore a 27°C. Questa è la linfa vitale di un uragano e fornisce tutta la sua energia.
L'aria calda e umida e le alte temperature oceaniche sono ampiamente disponibili in un mondo in rapido riscaldamento. Eppure non ci sono prove che gli uragani si verifichino più spesso, né gli scienziati si aspettano che questo cambi con ulteriori cambiamenti climatici.
Invece, è più probabile che quelli che si verificano siano grandi uragani (categorie da 3 a 5 della scala Saffir-Simpson). Ogni categoria successiva su questa scala ha un potenziale molto più distruttivo della precedente.
Poiché le temperature oceaniche si stanno riscaldando ovunque, le condizioni che generano uragani si trovano ora più a nord ea sud dell'equatore rispetto a prima. E gli uragani si formano al di fuori delle stagioni che una volta le persone si aspettavano.
Ci sono anche prove che si muovano più lentamente ed è sempre più probabile che si fermino completamente vicino alla costa, portando a più inondazioni poiché più pioggia viene scaricata su un punto. Questo è stato uno dei motivi per cui l'uragano Harvey, che ha colpito il Texas e la Louisiana nel 2017, è stato così distruttivo.
Ma cosa significa tutto questo per il modo in cui le persone vivono gli uragani?
Nuovi vortici di coraggio
È assodato che un'atmosfera più calda trattiene più umidità, circa il 7% in più per ogni grado centigrado di aumento della temperatura. In combinazione con il rallentamento osservato, ciò significa che gli uragani, che sono già responsabili di alcune delle precipitazioni più intense del pianeta, tendono a scaricare una grande quantità di acqua in più in un mondo più caldo.
Gli scienziati hanno studiato le precipitazioni di diverse tempeste recenti e hanno costantemente confermato questo modello. Le precipitazioni totali degli uragani Katrina, Irma, Maria, Harvey, Dorian e Florence sono state tutte rese più intense dai cambiamenti climatici.
Insieme, queste tempeste sono state responsabili di oltre mezzo trilione di dollari di danni. Nel caso di Harvey, la quantità di pioggia in più dovuta al cambiamento climatico è stata del 15%, più del doppio di quanto ci si aspetterebbe solo da temperature dell'aria più calde.
Ad oggi, non c'è stato un aumento significativo della velocità del vento degli uragani a causa del cambiamento climatico. Ma uno studio fondamentale sulle tempeste Katrina, Irma e Maria ha mostrato che entro la fine del secolo, la velocità del vento di tempeste simili sarebbe stata di circa 24 km/h (15 mph) più veloce, poiché gli uragani traggono più energia dalle acque più calde e possono sostenere condizioni più intense bassa pressione nell'atmosfera.
Gli uragani che si muovono più lentamente espongono anche persone e proprietà a venti potenti più a lungo, anche se i venti stessi non sono amplificati.
L'uragano Sandy ha colpito New York e la costa orientale degli Stati Uniti nell'autunno 2012, causando danni per oltre 60 miliardi di dollari (53,5 miliardi di sterline). Da quel disastro, gli scienziati hanno calcolato che l'aumento del livello del mare dovuto al riscaldamento globale ha aumentato significativamente l'altezza della tempesta. In tal modo, ha colpito direttamente 71.000 persone in più e ha causato ulteriori 8,1 miliardi di dollari di danni.
L'elevata ondata sperimentata durante Sandy si replica in una certa misura in ogni uragano. A Fort Myers, in Florida, il livello medio del mare è ora di circa 0,15 metri (mezzo piede) più alto di quello del 1965.
This and neighboring Cape Coral, known as the "Waterfront Wonderland" for its extensive coastal development, remain two of the U.S.'s fastest growing cities. The latter has been built over mangrove swampland that provides natural storm protection and is one of the greatest natural carbon sinks.
As winds become more powerful, they could whip up even bigger storm surges in the future. In this way, several of the effects of climate change on hurricanes compound one another.
This time-lapse video by Max Olson shows what a 4.5 meter (15 feet) storm surge looks like. The video was recorded in Ft. Myers Beach, Florida during hurricane Ian landfall
[full video, HD, Max Olson Chasing:https://t.co/gObjp3BBxF] pic.twitter.com/0PW90SKC7Z
— Massimo (@Rainmaker1973) September 30, 2022
The fossil fuel premium
Scientists are increasingly capable of pinning a price on the influence of greenhouse gas emissions on some extreme weather events. North Atlantic hurricanes are a critical case, both because of the strong evidence for their link to climate change and the sheer scale of the destruction they unleash.
Based on the existing science, we believe it is now reasonable to approximate the damages due to climate change. In the case of each intense hurricane that makes landfall like Ian, especially when it strikes densely populated areas, climate change is probably responsible for extra damages on the order of US$10 billion, as well as disruption to the lives of tens to hundreds of thousands more people.
Florida, like much of the Caribbean and the eastern U.S., is in a precarious position. Recent efforts to avert coastal flooding will no doubt ameliorate some of the worst effects of Hurricane Ian and pay dividends in storms for years to come. But tackling these symptoms is futile if the ultimate cause—greenhouse gas emissions—remains unaddressed. + Esplora ulteriormente
Questo articolo è stato ripubblicato da The Conversation con licenza Creative Commons. Leggi l'articolo originale.