Pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, lo studio è stato condotto da un team del Laboratorio di Acustica del National Institute of Standards and Technology (NIST) in collaborazione con l'Università di Modena e Reggio Emilia, l'Università di Bologna e l'Università di Ferrara in Italia.
I risultati sono significativi perché sfidano una convinzione di lunga data, propagata in passato da violinisti leggendari come Niccolò Paganini e oggi preservata da collezionisti, artisti, commercianti di strumenti e liutai, secondo cui la qualità del suono superiore degli strumenti più antichi giustifica i prezzi astronomici che ottengono. —I violini più costosi vengono venduti fino a 15 milioni di dollari.
In una serie di esperimenti in doppio cieco, gli scienziati del NIST hanno esaminato otto violini nuovi e storici, sei prodotti tra il 1685 e il 1736 dalle leggendarie famiglie di liutai Amati, Guarneri e Stradivari, e due violini moderni realizzati nel 1990 dal liutaio italiano Gian Paolo Rugeri .
I risultati hanno mostrato che ascoltatori di ogni provenienza - esperti e non esperti di violino, musicisti professionisti e dilettanti, e coloro che hanno familiarità con gli strumenti a corda così come coloro che semplicemente amano ascoltare la musica - hanno giudicato i moderni violini Rugeri come dotati di una qualità del suono superiore.
I ricercatori sono stati in grado di spiegare il motivo:i nuovi violini sono realizzati con legno più rigido e di densità più uniforme rispetto al legno a disposizione dei liutai tradizionali. Gli scienziati suggeriscono che questa differenza sia attribuibile all'attuale pratica di stagionatura del legno mediante vibrazioni meccaniche, una tecnica sconosciuta nei secoli XVII e XVIII.