Negli anni ’30, il filosofo Karl Popper condusse un famoso esperimento mentale coinvolgendo un cigno nero. Sosteneva che una singola osservazione di un cigno nero avrebbe confutato la generalizzazione universale secondo cui "tutti i cigni sono bianchi". Questo esperimento è stato recentemente rievocato da ricercatori australiani, che hanno osservato diversi cigni neri in un unico luogo.
Cosa significa?
La ricostruzione dell'esperimento di Popper solleva importanti questioni sulla natura della conoscenza scientifica e sui limiti dell'induzione. L’induzione è il processo di ragionamento da osservazioni particolari a conclusioni generali. Nel caso del cigno nero, l'osservazione di un singolo cigno nero sembrerebbe confutare la generalizzazione universale secondo cui "tutti i cigni sono bianchi". Tuttavia, Popper sostiene che non è così.
Popper sostiene che le teorie scientifiche non si basano sull’induzione, ma piuttosto sulla deduzione. La deduzione è il processo di ragionamento da principi generali a conclusioni specifiche. Nel caso del cigno nero, il principio generale è che "tutti i cigni sono bianchi". Popper sostiene che questo principio può essere dedotto dall'osservazione di un gran numero di cigni bianchi, anche se non sono stati osservati cigni neri.
L'argomentazione di Popper si basa sull'idea che le teorie scientifiche non riguardano ciò che è vero, ma ciò che è falsificabile. Una teoria è falsificabile se esiste una possibile osservazione che la confuti. Nel caso del cigno nero, l'osservazione di un singolo cigno nero confuterebbe la teoria secondo cui "tutti i cigni sono bianchi".
L'esperimento di Popper illustra l'importanza della falsificabilità nella ricerca scientifica. Dimostra che le teorie scientifiche non si basano sulla certezza, ma piuttosto sulla possibilità di essere confutate. Questa è una lezione importante sia per gli scienziati che per i politici, poiché ci incoraggia ad avere una mentalità aperta e disposti a rivedere le nostre convinzioni alla luce di nuove prove.