Con così tante ricerche, dati e testimonianze nel mondo, è difficile metterlo insieme in modo utile. Credito:Shutterstock
Ogni giorno in tutto il mondo vengono prodotte sempre più ricerche. In totale, ogni anno vengono pubblicati circa 3 milioni di articoli.
Sono molte informazioni, e molte prove. Ma gli umani trovano sempre più difficile leggere, analizzare e valutare così tanti dati quando si cerca di capire un particolare argomento, un processo chiamato sintesi delle prove. Ciò comporta la conversione di grandi corpi di ricerca scientifica:articoli, rapporti e dati, in prove affidabili e digeribili che possono informare la direzione o la politica.
Quindi, se gli esseri umani potrebbero lottare per far fronte al crescente volume di prove necessarie per costruire efficaci, politica solida, qual è la soluzione? Pensiamo che la tecnologia sia la chiave. Con strumenti software e flussi di lavoro accessibili, le macchine possono essere lasciate a svolgere il lavoro laborioso in modo che le persone possano concentrarsi sulla pianificazione, pensare e fare. Questo è ciò che ha spinto due di noi (Neal e Martin) a creare la serie Evidence Synthesis Hackathon.
Questa iniziativa è stata lanciata nel 2017 per riunire ricercatori leader a livello mondiale ed emergenti, professionisti e sviluppatori di software per produrre nuovi strumenti e framework Open Source che supportino la sintesi delle prove. Da allora ci sono stati tre hackathon:due a Stoccolma, e uno a Canberra. Hanno attirato partecipanti da 13 paesi in sei continenti e hanno portato all'avvio di 19 progetti.
Uno di questi progetti è metafor report automatici, che scrive automaticamente i metodi e il testo dei risultati per un particolare modello statistico (meta-analisi). Ciò garantisce che tutte le informazioni rilevanti siano incluse in qualsiasi report in modo coerente e affidabile.
Altri progetti includono strumenti che aiutano i ricercatori a visualizzare database di studi per aiutare a identificare le lacune nella conoscenza globale, e quelli che estraggono informazioni da documenti, come dati importanti che descrivono il luogo dello studio o i suoi risultati. Abbiamo anche prodotto documenti di discussione che introducono nuovi modi di pensare alla sintesi delle prove.
Gli hackathon, e altri progetti digitali di questa natura, sono un modo per creare una comunità di pratica che insieme produce strumenti e flussi di lavoro liberamente accessibili. Ciò aiuta a garantire che gli strumenti possano parlare tra loro e riduce il rischio che vengano prodotti molti strumenti diversi che fanno la stessa cosa.
In pratica
Molti dei risultati prodotti negli hackathon sono già utilizzati dai ricercatori. Un esempio è EviAtlas. Questo è uno strumento per la produzione di mappe delle prove emerse durante le revisioni sistematiche della letteratura. Converte un database in un insieme di attraenti, figure e tabelle interattive che mostrano i modelli nella "base di prova" e dove potrebbero esistere lacune e cluster di conoscenza.
Consente inoltre agli utenti di produrre gratuitamente, siti web interattivi che mostrano la natura delle prove su una mappa geografica. Questo è qualcosa che in precedenza sarebbe stato costoso e altamente complesso.
Così, ad esempio, se volessi sapere quali ricerche sono state condotte sugli impatti delle fasce tampone intorno ai terreni agricoli negli ecosistemi temperati in Africa, puoi esplorare rapidamente e facilmente questa mappa interattiva per scoprirlo.
Con così tante ricerche, dati e testimonianze nel mondo, è difficile metterlo insieme in modo utile. Credito:Shutterstock
sintesi delle prove, proprio come gli studi di ricerca primari su cui si basa il processo, a volte possono ignorare le prove specialistiche provenienti dall'Africa, forse perché i ricercatori non conoscono il panorama della letteratura così come quello del Nord America e dell'Europa. Allo stesso modo, sviluppare politiche basate su esempi e prove provenienti da contesti del mondo sviluppato non funziona per paesi con contesti molto diversi. Ecco perché è così incoraggiante che ci sia una crescente presenza africana agli hackathon.
partecipazione africana
All'inizio del 2019, l'Evidence Synthesis Hackathon ha potuto ospitare tre partecipanti dal continente africano, thanks to funding from the University of Johannesburg through the Africa Centre for Evidence.
The three participants were integral to the discussions and coding work at the hackathon, and were instrumental in its success.
Two of the participants were experienced software programmers Christopher Penkin and Mandlenkosi Ngwenya. They produced a tool to keep track of and save web-based searches for research. Fino ad ora, this has been almost impossible to do in evidence syntheses.
Lo strumento, which is in the final stages of development, is a Chrome browser extension that logs user search information and downloads it into a central database. Internet searches are notoriously difficult to keep track of and report transparently, but this tool does the reporting for you, and also automatically saves all your search results in one place.
This represents a huge step forward in transparency, efficiency and repeatability, and an important gap in the methodology until now. All of this is crucial for rigorous evidence synthesis.
The third attendee from Africa, Witness Mapanga, is an evidence synthesis specialist. He worked with other top researchers on projects to build a brighter future for evidence use in policy. This work is due to be published by the end of the year.
Building communities
We're planning a number of hackathons in 2019 and beyond—one of them in South Africa in 2020. Doing this will hopefully highlight what resource-constrained environments need from evidence synthesis and what they can produce.
A lungo termine, hackathons and similar events can be used to build communities of practice:networks of researchers, data scientists, and software developers focussed on driving progress towards a sustainable future. The Evidence Synthesis Hackathon represents a novel but increasingly important part of this new movement.
Questo articolo è stato ripubblicato da The Conversation con una licenza Creative Commons. Leggi l'articolo originale.