Schema che mostra le acque reflue che entrano in un impianto di trattamento, e fanghi e acqua pulita in uscita. Attestazione:UCLA
Uno studio degli scienziati dell'UCLA solleva una preoccupazione sulla composizione di alcuni dei fertilizzanti utilizzati sulle colture, giardini e paesaggistica. Una parte del fertilizzante utilizzato negli Stati Uniti e in tutto il mondo proviene da una fonte che potresti non aspettarti:gli impianti di trattamento delle acque reflue.
La ricerca dell'UCLA suggerisce che il fertilizzante potrebbe contenere molte più particelle di plastica, fino a 25 volte di più, di quanto si sospettasse in precedenza.
Il modo in cui minuscole particelle di plastica chiamate microplastiche finiscono nel fertilizzante è alquanto complicato. Ma in parte è perché molti dei prodotti che usiamo ogni giorno arrivano in contenitori di plastica, e minuscoli frammenti di quei contenitori si fanno strada in tutto, dai prodotti per la cura della pelle al detersivo per il bucato.
Quindi, quando le persone si lavano le mani o fanno il bucato, quelle microplastiche entrano nei nostri sistemi idrici, eventualmente recarsi negli impianti di trattamento, dove le acque reflue vengono trattate in modo che possano essere riutilizzate. Nell'ambito di tale elaborazione, gli impianti di trattamento rimuovono le microplastiche, così come rifiuti organici e altri contaminanti, dalle acque reflue e trasformare quei componenti in biosolidi, di cui circa la metà vengono utilizzati come fertilizzante sulle colture.
Gli scienziati avevano da tempo immaginato che una piccola quantità di microplastiche finisse in quel fertilizzante. Ma lo studio dell'UCLA suggerisce che la concentrazione di microplastiche potrebbe essere notevolmente superiore rispetto all'ipotesi precedente. Sarebbero necessarie ulteriori ricerche per dimostrare se questo è il caso, ma se lo è, la scoperta potrebbe avere implicazioni per la salute umana e per l'ambiente.
"Questa è una scoperta importante perché sottolinea ciò che non sappiamo sulle microplastiche nei biosolidi delle acque reflue e sui possibili rischi associati all'uso dei biosolidi per coltivare il nostro cibo, " ha detto Eric Hoek, un coautore del documento, Professore UCLA di ingegneria civile e ambientale e direttore di facoltà della UCLA Sustainable LA Grand Challenge.
La carta, pubblicato sulla rivista ACS ES&T Water, ha analizzato i risultati di 76 studi precedenti sul trattamento delle acque reflue di 24 paesi.
"Puoi rilevare quando le microplastiche entrano negli impianti di trattamento, ma nel momento in cui sono passati attraverso il trattamento, non riusciamo più a rilevarne la maggior parte, " disse Sanjay Mohanty, un professore UCLA di ingegneria civile e ambientale e l'autore corrispondente dello studio. "Dal momento che la maggior parte dei materiali plastici non sono facilmente biodegradabili, la nostra preoccupazione è che i biosolidi prodotti dagli impianti di trattamento contengano molti inquinanti che potrebbero attaccarsi alle microplastiche".
Le microplastiche vengono rilasciate nell'ambiente anche attraverso processi industriali e quando i prodotti in plastica si disintegrano. Le particelle possono essere più piccole di 1 micrometro o grandi fino a 5 millimetri:le piccole, i pezzi rotti di contenitori di plastica che si possono trovare su una spiaggia sono considerati microplastiche, Per esempio.
Poiché possono assorbire i metalli pesanti, compreso cadmio, rame e zinco, la ricerca ha suggerito che le microplastiche potrebbero essere tossiche ad alte concentrazioni. "Queste plastiche, ovunque vadano, anche quegli inquinanti vanno lì, " disse Mohanty, un membro dell'UCLA Institute of the Environment and Sustainability.
E poiché le particelle sono così piccole e leggere, Mohanty ha detto, è difficile spiegare come potrebbero disperdersi quando i biosolidi che li contengono vengono utilizzati come fertilizzanti per le colture:anche una leggera brezza potrebbe diffonderli in modi imprevedibili. E nel suolo, le microplastiche possono essere assorbite dalle radici delle piante.
"Non conosciamo il rischio a questo livello, " Ha detto Mohanty. "Tutto quello che sappiamo è che i biosolidi possono avere molte più microplastiche di quelle che abbiamo misurato prima, e potrebbero avere potenziali conseguenze indesiderate".
The use of the biosolids in agriculture has historically been seen as beneficial because it offers a lower-cost alternative to traditional fertilizers and it can reduce the amount of waste going into already-overtaxed landfills. Mohanty said it is possible that microplastics become so degraded by the time they enter biosolids that the current approach poses no health risk. But if further research were to determine that microplastics in biosolids are dangerous, Mohanty said, a new approach would be required.
The core issue is not with how wastewater is managed, but how the biosolids are handled, Mohanty said. "If you incinerate them, all of the plastics are burned. If you put them in a landfill, they're likely trapped there. But if you apply them to crops as fertilizer, that's where they could be released."
The authors write that further research is needed to better understand where microplastics go after wastewater is processed, and to better understand the risks to human and environmental health.
"We don't know what the potential issues could be of having these fine plastics in biosolids, " Mohanty said. "They have been there for 50 years. We don't need to panic; we just need to know the unknown."