La teoria prevalente, chiamata tettonica a placche, sostiene che i continenti si muovono costantemente sopra uno strato di roccia fusa chiamato mantello. Mentre le placche si muovono, si scontrano, si uniscono e si dividono, formando i continenti e gli oceani che vediamo oggi.
Ma un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience mette in discussione la teoria della tettonica a placche. Lo studio, condotto da ricercatori dell’Università della California, Berkeley, presenta un nuovo modello che suggerisce che i continenti si siano formati attraverso un processo chiamato diapirismo del mantello.
Il diapirismo del mantello si verifica quando la roccia calda del mantello risale attraverso la crosta e forma una struttura a forma di cupola chiamata diapir. Il diapir può quindi espandersi, creando nuova crosta e continenti.
I ricercatori ritengono che il diapirismo del mantello sia stato il processo dominante attraverso il quale i continenti si sono formati durante la storia primordiale della Terra. Essi sostengono che la tettonica a placche sia diventata importante solo più tardi, quando i continenti si erano già formati.
Il nuovo modello ha importanti implicazioni per la nostra comprensione della storia e dell’evoluzione della Terra. Ciò suggerisce che i continenti non sono così dinamici come pensavamo e che sono stati relativamente stabili per gran parte della storia della Terra.
Lo studio ha anche implicazioni per la nostra comprensione del futuro della Terra. Se la tettonica a placche non è il processo dominante che determina la deriva dei continenti, allora è possibile che i continenti rimarranno nelle loro posizioni attuali molto più a lungo di quanto pensassimo.
Ciò potrebbe avere un impatto significativo sul nostro clima e sull’ambiente. Ad esempio, se i continenti non si muovessero, gli oceani non sarebbero in grado di far circolare il calore in modo efficace, il che potrebbe portare ad un raffreddamento globale.
Il nuovo modello rappresenta una sfida significativa alla teoria prevalente della tettonica a placche. È ancora troppo presto per dire se il nuovo modello sostituirà quello vecchio, ma rappresenta sicuramente un passo importante nella nostra comprensione della storia e dell’evoluzione della Terra.