Gli attivisti contro l'ecocidio chiedono che diventi un crimine internazionale. Credito:Menetekel/Flickr, CC BY-SA 4.0
A novembre, la prima assemblea globale di cittadini al mondo, composta da 100 persone scelte dalla lotteria da tutto il mondo, ha dichiarato le sue risposte raccomandate alla crisi climatica alla conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP26. Tra queste raccomandazioni c'era che causare una grave distruzione ambientale, o "ecocidio", dovrebbe diventare un crimine.
L'assemblea ha preso spunto da una proposta della fondazione Stop Ecocide, che definisce l'ecocidio come "atti illeciti o sfrenati commessi con la consapevolezza che esiste una probabilità sostanziale che tali atti siano causati da danni all'ambiente gravi, diffusi oa lungo termine. "
Gli attivisti sperano che questa definizione venga adottata dalla Corte penale internazionale (CPI). Se lo fosse, l'ecocidio si unirebbe al genocidio, ai crimini contro l'umanità e ai crimini di guerra nell'elenco dei crimini più gravi del mondo.
Gli appelli a criminalizzare l'ecocidio risalgono agli anni '70, in seguito all'uso devastante da parte dell'America dell'agente chimico Orange nella guerra del Vietnam. L'enorme danno che ha causato sia all'ambiente (distruggendo foreste e decimando la biodiversità) che agli esseri umani (danneggiando o uccidendo migliaia di persone) ha suscitato proposte per una legge internazionale contro l'ecocidio.
Sebbene inizialmente senza successo, negli ultimi anni si è assistito a un'impennata senza precedenti nel sostegno alla criminalizzazione dell'ecocidio, anche da parte della Repubblica di Vanuatu, della Repubblica delle Maldive, del Belgio, della Francia e dell'UE.
Gli attivisti affermano che ciò porrà fine all'immunità aziendale mantenendo gli individui in posizioni di potere aziendale per rendere conto delle loro decisioni distruttive. Ma meno attenzione è stata data a un altro vantaggio:il potere della CPI di concedere risarcimenti alle vittime.
Cosa sono le riparazioni?
Le riparazioni sono forme di risarcimento accordate alle vittime di reati. La CPI ha stabilito che le riparazioni possono essere concesse per danni fisici o psicologici commessi contro una persona fisica (intendendo un essere umano) o una persona giuridica (intendendo alcune organizzazioni).
Attualmente, queste riparazioni non possono essere concesse a esseri non umani come gli animali, o al mondo naturale stesso. Ciò significa che attualmente, tutte le riparazioni concesse per l'ecocidio dovrebbero essere a carico degli esseri umani e delle organizzazioni umane. Tuttavia, la possibilità di concedere risarcimenti potrebbe offrire alle vittime dell'ecocidio l'opportunità di ripristinare o commemorare ciò che hanno perso, oltre a potenzialmente aiutare a prevenire la futura distruzione ambientale.
Ad esempio, la CPI potrebbe assegnare fondi per un progetto di ripristino ambientale a beneficio delle vittime dell'ecocidio. Ciò potrebbe includere un progetto di riforestazione o biodiversità per una comunità che in precedenza aveva fatto affidamento su un ecosistema danneggiato per il sostentamento.
Sebbene l'ICC non l'abbia mai fatto prima, esempi precedenti possono essere trovati altrove. La Corte interamericana dei diritti umani ha assegnato programmi di rimboschimento alla comunità indigena Kichwa in Ecuador, mentre il tribunale per l'ambiente e la terra del New South Wales in Australia ha ordinato alle persone condannate per aver distrutto gli habitat degli animali in via di estinzione di organizzare e finanziare progetti di ripristino.
Le foreste tagliate potrebbero essere rimboschite attraverso progetti di riparazione dell'ecocidio. Credito:16081684/Pixabay
Inoltre, la legge potrebbe consentire alle vittime di essere risarcite finanziariamente per cose come l'inquinamento dei fiumi utilizzati per la pesca o la distruzione di terre spiritualmente significative. Altri tribunali hanno assegnato un risarcimento per danni simili:come ad esempio alla comunità indigena Saramaka in Suriname per la perdita di legami spirituali con il loro territorio, guastata dal disboscamento.
Le riparazioni potrebbero anche essere utilizzate per fornire accesso ad acqua pulita, cibo e reddito ambientalmente sostenibile per la gente del posto. La CPI, attraverso il suo organismo associato, il Fondo fiduciario per le vittime, ha precedentemente sostenuto l'addestramento all'apicoltura e la piantumazione di alberi nell'Uganda settentrionale, per aiutare le vittime del conflitto tra l'Esercito di resistenza del Signore e le autorità nazionali a guadagnare denaro.
La CPI potrebbe anche esplorare le riparazioni simboliche. Ciò potrebbe comportare che la persona condannata si scusi pubblicamente e riconosca la sofferenza che ha causato. Questo potrebbe non sembrare prezioso quanto fornire denaro o progetti di riparazione alle vittime. Tuttavia, potrebbe aiutare a riconoscere la realtà di ciò che è andato perduto e ad affermare l'ecocidio come un grave crimine sulla scena mondiale.
Prendendo ispirazione dagli sforzi di pacificazione ambientale in tutto il mondo, le riparazioni simboliche potrebbero includere la creazione di parchi commemorativi riparativi o "parchi della pace". Questi potrebbero essere usati dalle comunità sofferenti come memoriali, sostenendo al contempo il lavoro di conservazione locale.
Going further, the ICC might consider awarding even more "transformative reparations" that challenge social inequality. These could be designed to allow marginalized communities more say in managing natural resources.
Peace parks, like this one in Santiago, Chile, might play a role in memorialising environmental crimes. Credit:David Berkowitz/Wikimedia Commons
A type of transformative reparation is a "guarantee of non-repetition", designed to stop similar crimes from happening again. In an example from Mali, the ICC requested that its Trust Fund for Victims collaborate with the Mali government to prevent future attacks against Timbuktu's protected cultural heritage.
In the context of ecocide, guarantees of non-repetition might involve training local people in environmental protection, or strengthening weak environmental regulations. However, these broader goals would require government or corporate support to achieve and would need to be explicitly linked to the crimes of the convicted person.
This highlights a key limitation of the ICC:that it is constrained in what it can do alone. Meaningful environmental restoration in the aftermath of ecocide requires a whole host of participants, including national governments and corporations, who may not be willing to cooperate. And since the ICC doesn't hold jurisdiction over corporations, it can't demand broader changes in corporate practices that may be causing environmental harm.
But getting the ICC involved in the fight for ecological justice still allows us to treat ecocide as the life-altering, extraordinarily destructive crime it is. When faced with a climate crisis and an age of mass extinction, we must use all the tools in our arsenal—including law—to protect and repair the natural world.