Un carro armato in viaggio verso il porto per lo sbarco in Normandia nel 1944. Credito:PA Archive
Il legame tra guerra e benessere è controintuitivo. Uno riguarda la violenza e la distruzione, l'altro sull'altruismo, supporto e cura. Anche il termine "welfare state" - almeno nel mondo di lingua inglese - è stato reso popolare come alternativa progressista e democratica allo "warfare state" nazista durante la seconda guerra mondiale.
E ancora, come mostra una nuova ricerca, il legame va ben oltre la retorica. In tutto il mondo industrializzato, la guerra di massa ha stimolato lo sviluppo dello stato sociale nel XX secolo.
I campioni di sinistra dello stato sociale hanno a lungo indicato il cosiddetto compromesso "pistole contro burro" come un modo per sostenere l'esatto contrario. Il trade-off suggerisce una relazione negativa tra i cambiamenti nella spesa militare e la spesa sociale. Metti in modo diverso, gli armamenti e la guerra dovrebbero portare a una stagnazione del welfare state o addirittura a tagli, non crescita.
L'origine della frase è solitamente attribuita al leader nazista Hermann Göring, chi non l'ha mai usato, ma comunque giocato ripetutamente sul tema. In un discorso del 1935 dichiarò:"Il minerale ha sempre reso forte un impero, burro e strutto hanno fatto al massimo un grasso di campagna». l'idea di pistole e burro si è bloccata.
Sia le pistole che il burro
Eppure ci sono sorprendentemente poche prove di un forte compromesso tra armi da fuoco e burro nella spesa pubblica dei paesi occidentali durante la Guerra Fredda e dopo. Concesso, poco prima o durante una guerra, i fondi tendono ad affluire verso i militari. Eppure, a lungo andare, una maggiore spesa per la difesa non porta generalmente a una minore spesa per le pensioni, disoccupazione o assistenza sanitaria. Anziché, il massiccio aumento della spesa pubblica a metà del XX secolo ha spesso lasciato spazio sia alle armi che al burro.
Adolf Hitler e Hermann Göring nel 1938. Credito:Archivio federale tedesco via Wikimedia, CC BY-SA
Come mostra un gruppo di storici e scienziati politici in Warfare and Welfare, un libro che ho co-curato di recente, tutta una serie di meccanismi che collegano causalmente la guerra di massa e lo sviluppo dello stato sociale, producendo quasi sempre un effetto positivo e consistente.
In un'analisi statistica, Herbert Obinger e Carina Schmitt hanno misurato "l'intensità" della seconda guerra mondiale in tutti i paesi, sulla base di informazioni sulla durata, vittime, guadagni o perdite economiche e se la guerra è stata combattuta sul territorio nazionale o meno. Hanno scoperto che, controllando per varie altre influenze, un aumento di una unità dell'indice di intensità – o ipoteticamente in movimento, dire, dalla Norvegia all'Italia nel grafico sottostante – ha alzato il rapporto spesa sociale/PIL di 1,14 punti percentuali. Anche se questo suona come un piccolo effetto, il livello medio di spesa sociale di questi paesi era dell'8,5% del PIL all'inizio degli anni '50. Col tempo, l'effetto è scomparso, ma solo circa 25 anni dopo la fine della guerra. La spesa sociale ha continuato a crescere, ma per altri motivi.
Diversi paesi hanno introdotto nuovi schemi di welfare in tempo di guerra. Prendi il Giappone, dove la guerra del Pacifico dal 1937 al 1945 fu "il periodo più innovativo nello sviluppo della politica del welfare", secondo il politologo Gregory Kasza. La guerra ha fortemente cambiato le opinioni delle élite sull'intervento statale, anche in un paese a tarda industrializzazione senza un movimento operaio significativo come il Giappone. Il Ministero della Salute e del Welfare è stato istituito nel 1938 dopo un'intensa attività di lobbying da parte dei militari. Seguì rapidamente un regime di assicurazione sanitaria nazionale, così come le pensioni pubbliche e l'indennità di disoccupazione.
Altre innovazioni in tempo di guerra hanno incluso la progettazione di un sistema di assicurazione sociale in Belgio nel 1944 (il "Patto sociale") e l'inizio del coinvolgimento federale nella politica sociale in Australia. C'è stata anche un'espansione e una modernizzazione dei soccorsi poveri in paesi tra cui Francia e Germania durante la prima guerra mondiale, quando non solo i poveri, ma gran parte della classe media, improvvisamente dipese dal supporto per la sopravvivenza.
Spese pre e postbelliche
La guerra ha plasmato il benessere non solo durante i periodi di combattimento, ma anche la preparazione alla guerra e la rivalità militare hanno avuto un impatto. Preoccupazioni tra la leadership militare circa l'idoneità delle reclute militari, Per esempio, ha ispirato la legislazione in materia di protezione del lavoro e previdenza sociale nell'Austria del XIX secolo.
Indice di intensità della guerra. Credito:Obinger et al. (2018) in Obinger/Petersen/Starke (a cura di):Warfare and Welfare, OUP
Numerosi programmi di welfare sono entrati in azione anche per affrontare l'eredità delle guerre. L'onere di prendersi cura di 1,5 milioni di ex militari disabili, half a million war widows and almost 2m orphans made the Weimar Republic effectively a veterans' welfare state. Di conseguenza, as much as 20% of the young republic's budget was spent on veterans in the form of pensions, as well as modern rehabilitation schemes that paved the way for today's policies for the disabled.
The British example is an interesting one. Unlike in many other countries, warfare and welfare are in fact tightly connected in public memory. The welfare state is closely linked to the "people's war" of World War II in British memory – as in the NHS bit of the London Olympics opening ceremony in 2012.
Yet historian David Edgerton has joined others in arguing that this founding myth of the British welfare state – that it was essentially a wartime invention, laid down in the 1942 Beveridge Report and made possible by strong cross-class solidarity forged during the Blitz – is largely that:a myth. Rather than being created from scratch by Beveridge and implemented by the prime minister, Clement Attlee in 1948, National Insurance built on important pre-war foundations. Prima guerra mondiale, not II, was the key stimulus for welfare state expansion in the 1920s. But the main element added in the 1940s was health services.
Concessions on the home front
Not only did the destruction and human suffering during war in the 14 countries my colleagues and I studied create "demand" for services and transfers, but there was often also a political dimension to it. Democratisation was far from fully achieved in many countries going into World War I. The need to keep the home front quiet forced even authoritarian governments like Germany and Austria to make concessions, Per esempio, by acknowledging trade unions. This paved the way for post-war innovations such as unemployment insurance, which quickly spread in the interwar period so that, by 1940, one form of unemployment benefit was in place in virtually all Western countries. Before 1914, this had been inconceivable.
On the "supply" side, war has tended to increase state capacities in the form of taxation, creating a vastly enhanced state apparatus and the centralisation of power. As guns fall silent, these legacies of war have been used for peaceful ends, which helps to better understand the phenomenal rise of the welfare state after the war. By writing this, I'm in no way implying that warfare should be seen in a more positive light. The (mostly unintended) effects on welfare state development cannot outweigh the profound human suffering brought about by the two world wars, killing an estimated 80m people.
A disabled German war veteran in Berlin in 1923. Credit:German Federal Archive via Wikimedia, CC BY-SA
Oggi, we are not seeing such big repercussions from warfare on welfare. It's not that rich countries are less involved in wars. It's the way in which they fight that matters. Mass armies disappeared and were replaced by all-volunteer forces almost everywhere. Svezia, però, recently decided to reintroduce conscription. It remains to be seen whether other countries will follow.
Technological change, from nuclear weapons to cruise missiles and drones, has reduced the need for large armies. And voters have become unwilling to accept human losses in wars often fought far away from home.
Israel and to a lesser extent the US are the exceptions here. As analysts Michael Shalev and John Gal show in our book, the threat of war and the militarisation of society via gender-neutral conscription and reserve duties have a massive effect on the shape of the Israeli welfare state. More widely, in both Israel and the US, veterans and their families receive increasingly accessible, generous and universal benefits, leading to inequalities between the welfare provision for veterans and civilians.
For the most part, però, contemporary warfare is unlikely to influence welfare in the way it did in the past.
This article is republished from The Conversation under a Creative Commons license. Leggi l'articolo originale.