Grande fioritura estiva di fitoplancton vicino al Polo Nord (bacino eurasiatico orientale) nell'estate 2014. Clorofilla media derivata dal satellite, una concentrazione all'interno della regione della fioritura (28–155°E, 80–85°N) durante l'estate del 2014 (a ). Il colore del punto rappresenta il sensore satellitare (MODIS Aqua, Terra o VIIRS) utilizzato. La dimensione del punto è relativa al numero di osservazioni ottenute (cioè pixel). La linea blu è la media climatologica giornaliera della concentrazione di clorofilla superficiale nel periodo 2003–2019 (tranne il 2014) con l'ombreggiatura corrispondente all'intervallo tra il primo e il terzo quartile. Concentrazione del ghiaccio marino e temperatura della superficie del mare, per l'intero periodo 28-31 agosto (b) e per i tre periodi 27-28 luglio, 13-15 agosto e 29-31 agosto (c-e, rispettivamente) . Concentrazione di ghiaccio marino e concentrazione di clorofilla a, per le stesse date di b–e, mostrate nei pannelli f–i. Per b–i:la posizione della fioritura è all'interno del riquadro tratteggiato (28–155°E, 80–85°N) e la piattaforma continentale (profondità del fondo inferiore a 50 m) è mostrata da tratteggio incrociato. Credito:Mathieu Ardyna et al, Communications Earth &Environment (2022). DOI:10.1038/s43247-022-00511-9
Il fumo di un incendio siberiano potrebbe aver trasportato abbastanza azoto in parti dell'Oceano Artico per amplificare una fioritura di fitoplancton, secondo una nuova ricerca della North Carolina State University e dell'International Research Laboratory Takuvik (CNRS/Laval University) in Canada. L'opera, che appare in Communications Earth &Environment , fa luce su alcuni potenziali effetti ecologici degli incendi nell'emisfero settentrionale, in particolare quando questi incendi diventano più grandi, più lunghi e più intensi.
Nell'estate del 2014, le immagini satellitari hanno rilevato una fioritura algale più grande del normale nel Mare di Laptev, situato nell'Oceano Artico a circa 850 chilometri (528 miglia) a sud del Polo Nord.
"Affinché si verifichi una fioritura così grande, l'area avrebbe bisogno di un afflusso sostanziale di nuovo approvvigionamento di azoto, poiché l'Oceano Artico è privo di azoto", afferma Douglas Hamilton, assistente professore di scienze marine, della terra e dell'atmosfera presso lo Stato dell'NC e co- primo autore di un articolo che descrive l'opera. Hamilton era un ex ricercatore associato alla Cornell University, dove è stata condotta la ricerca. "Quindi dovevamo capire da dove provenisse quell'azoto."
In primo luogo, i ricercatori hanno esaminato i "soliti sospetti" per l'immissione di azoto, come lo scioglimento del ghiaccio marino, lo scarico dei fiumi e la risalita degli oceani, ma non hanno trovato nulla che spiegasse la quantità di azoto necessaria per la fioritura.
Ma durante quello stesso periodo, incendi eccezionalmente grandi in Siberia, in Russia, situati direttamente sopravento alla fioritura, avevano bruciato circa 1,5 milioni di ettari (o circa 3,5 milioni di acri) di terra.
Quindi i ricercatori hanno rivolto la loro attenzione alla composizione atmosferica. Hanno utilizzato il Community Earth System Model (CESM), un modello computerizzato in grado di simulare ciò che accade alle emissioni di fonti naturali e umane quando entrano ed escono dall'atmosfera. Al modello sono state fornite informazioni sul vento, la temperatura e la composizione atmosferica, inclusa la composizione del fumo degli incendi, dal periodo di tempo in questione.
Le simulazioni del modello hanno mostrato che durante la fine di luglio e agosto del 2014, quando è stata rilevata la fioritura e l'incendio siberiano stava bruciando, la deposizione di azoto dall'atmosfera era quasi il doppio di quella degli anni precedenti e successivi.
"Gli incendi si sono verificati in regioni boreali in rapido riscaldamento, che hanno molta torba nel permafrost in fase di disgelo", afferma Hamilton. "La torba è molto ricca di azoto e il fumo della torba in fiamme è stato ipotizzato come la fonte più probabile di gran parte dell'azoto aggiuntivo."
"We've known that fires can impact phytoplankton blooms, though it is unexpected to see something like this in the Arctic Ocean," says Mathieu Ardyna, co-first author and CNRS researcher at the International Research Laboratory Takuvik (CNRS/Laval University). "Most likely, since fires are locality-specific and difficult to predict, blooms like this won't be the norm—but when these wildfires do occur the nutrients they bring in could lead to sustained or multiple blooms."
The researchers' next steps could include reviewing the historical satellite record and further characterizing the chemical composition of the particles within the smoke to get a clearer picture of how wildfires like these might impact different ecosystems.
"A one-off bloom like this won't change ecosystem structure, but both Siberia and high arctic Canada are getting more wildfires," Hamilton says. "So it may be interesting to explore potential downstream effects if fire activity and nutrient supply remain high." + Esplora ulteriormente